Cosa sono le comunità energetiche? Sempre più spesso se ne sente parlare sia dagli operatori del settore rinnovabili ma anche da parte di enti pubblici e non “addetti ai lavori”. Facciamo un breve riassunto di cosa sono le comunità energetiche oggi:

  1. A quale normativa fanno riferimento le comunità energetiche ed i gruppi di autoconsumo
  2. Cosa significa essere una comunità energetica e cosa un gruppo di autoconsumo
  3. Chi può far parte di una comunità energetica
  4. Cosa serve per creare una comunità energetica
  5. Qual’è la situazione in Europa ed in Italia
  6. Quali sono le prospettive per il futuro in Italia

Cominciamo a chiarirci un pò le idee:

A quale normativa fanno riferimento le comunità energetiche ed i gruppi di autoconsumo:

La conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 da un contributo sostanziale verso la sostenibilità ambientale. Questo decreto infatti promuove l’uso di energia proveniente da fonti rinnovabili e l’autoconsumo collettivo, sempre derivato da fonti rinnovabili. Sono così “arrivate” anche nel nostro Paese le “comunità energetiche rinnovabili”  già previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE). In particolare si deve fare riferimento all’articolo 42-bis contenuto appunto nel Decreto Milleproroghe 162/2019 (convertito con la Legge n. 8/2020 del 28 febbraio 2020), nei relativi provvedimenti attuativi (la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE) e nel D.Lgs. 199/2021, che dà attuazione alla Direttiva Europea RED II in riferimento alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Sintetizzando il contenuto di decreti, leggi e delibere indicate qui sopra possiamo dire che:

Cosa significa essere una comunità energetica e cosa un gruppo di autoconsumo

Comunità energetiche e gruppi di autoconsumo sono accumunate dall’essere entrambe formate da utenti che utilizzano l’energia prodotta dai propri impianti da fonti rinnovabili per condividerla all’interno del proprio gruppo. L’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche fanno riferimento alla stessa normativa; ma seguono due percorsi di base diversa.

L’autoconsumo collettivo riguarda più soggetti che condividono lo stesso edificio dotato di impianti fotovoltaici. In questo caso, l’energia prodotta può essere condivisa, ma limitatamente al luogo specifico dove viene generata.

Per esempio possono costituire gruppi di autoconsumo: condomini, aziende all’interno dello stesso immobile, i soggetti pubblici presenti nella stessa sede e centri commerciali.

L’autoconsumo collettivo offre così la possibilità di accedere ai benefici del fotovoltaico ed allo stesso tempo di godere delle agevolazioni e degli incentivi legati all’autoproduzione energetica collettiva.

Le comunità energetiche invece aggregano più soggetti vicini tra loro ma non necessariamente dello stesso immobile. In questo caso gli impianti entrano a far parte delle cosiddette “reti virtuali” che permettono anche a chi non detiene la proprietà fisica dell’impianto di usufruire dei benefici derivanti dall’autoconsumo.

Chi può far parte di una comunità energetica

Abbiamo detto precedentemente che una comunità energetica è un soggetto giuridico autonomo controllato dagli azionisti o dai membri situati nelle vicinanze degli impianti. Ma chi può essere un azionista o un membro? Gli azionisti o i membri possono essere persone fisiche, piccole o medie imprese (PMI), ma anche autorità locali (comprese le amministrazioni comunali), associazioni, cooperative, enti del terzo settore, partenariati, consorzi e organizzazioni senza scopo di lucro

Questi soggetti dovranno far parte della stessa cabina primaria di alimentazione, e la potenza massima degli impianti non deve eccedere i 200 KW (probabilmente con il decreto attuativo verranno portati ad 1 MW).

Per le imprese c’è in oltre la limitazione che le entrate generate dagli incentivi derivanti dalla condivisione dell’energia non devono rappresentare l’entrata principale.

Cosa serve per creare una comunità energetica

Una volta individuati i membri che faranno parte della comunità energetica ed una volta individuati gli impianti a disposizione della comunità stessa ci saranno da produrre e compilare una serie di documenti:

Qual’è la situazione in Europa ed in Italia

In Europa la situazione è molto varia, come spesso accade i paesi più a nord sono quelli più attenti nel campo rinnovabili e come conseguenza anche nello sviluppo delle comunità energetiche.

Fonte dati: Energy communities: an overview of energy and social innovation.
Aura Caramizaru ; Andreas Uihlein 2020

In testa quindi la Germania con 1750 comunità attive.

E L’Italia? Ad oggi si contano solo 20 comunità energetiche in Italia, la maggior parte frutto di investimenti fatti a scopo di esperimento, per poter creare le basi di conoscenza per quelle future. (fonte: Orange Book RSE)

Quali sono le prospettive per il futuro in Italia

Nei prossimi anni dovremo fare sempre più i conti con il caro energia e dovremo trovare il modo di rendere l’Italia sempre più un pese indipendente dal punto di vista energetico. Una delle strade percorribili è sicuramente quella di investire nelle comunità energetiche come strumento per mitigare il caro energia e come strumento di aggregazione comunitaria. Siamo all’inizio di un percorso che negli anni a venire porterà con se un nuovo modo di consumare e produrre l’energia. Le comunità energetiche danno la possibilità a tutti di prendere parte alla transizione energetica e di migliorare il luogo dove viviamo.

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